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Charles Dickens (1812-1870) è universalmente considerato uno degli scrittori più rappresentativi della sua epoca. Dopo un’infanzia difficile, segnata dall’incarcerazione del resto della famiglia per i debiti contratti dal padre, e dalla conseguente esperienza di duro lavoro in una fabbrica all’età di dodici anni, divenne stenografo presso gli uffici giudiziari. Parallelamente iniziò la sua attività di scrittore come collaboratore di quotidiani e riviste quali The True Sun e Morning Cronicle: fu proprio quest’ultimo a pubblicare in dispense mensili, tra il 1836 e il 1837, The Posthumous Papers of the Pickwick Club, l’opera che già a ventisei anni lo proclamò scrittore di successo. I suoi romanzi sono stati tradotti in tutto il mondo, e in Italia vengono tuttora ristampati da diverse case editrici. Ne ricordiamo solamente alcuni a titolo esemplificativo, scegliendo quelli più letti da diverse generazioni di italiani: Oliver Twist (1838); David Copperfield (1850); Tempi difficili (1854); La piccola Dorrit (1857); Racconto di due città (1859); Grandi speranze (1861). Benché sia conosciuto principalmente come romanziere, la sua prolifica vena creativa attraversò generi e forme differenti. Fu direttore di quotidiani (Daily news) e riviste (Household World e All the Year Round). Affascinato sin da giovane dalla scrittura teatrale e dalla messa in scena, scrisse per il palcoscenico per quasi tutta la sua carriera, collaborando anche con altri (Wilkie Collins e Mark Lemon) e cimentandosi talora nel ruolo di attore: la sua interpretazione del personaggio di Richard Wardour ne L’abisso di ghiaccio nel 1857 suscitò grande commozione tra il pubblico della Tavistock House, e fu giudicata all’epoca come un esempio di rara professionalità recitativa. Nonostante il teatro rappresenti un aspetto importante dello scrittore, le sue uniche prove come sceneggiatore conosciute ai più sono le trasposizioni per la rappresentazione di Oliver Twist e di A Christmas Carol.
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