Autore
Bartolomeo Serra
Collana
Semes
(poesia)
Codice
2
Tit.Orig.
Traduz.
ISBN
9 788878 960220
Formato
16,5x23,5
Pagine
136
Prezzo
€ 14,00
Stampato
“Affacc’a s’allegria b’hat sempre una disgrascia ammanizzada”. “Pro la leare bella e incostante, mezzus una feona e vera amante”: sono solo due dei numerosi diccios tratti dalla produzione poetica di Bèrtulu ’e Serra che la gente, specialmente a Tissi, continua a citare e attualizzare. Questo testimonia la grande diffusione e la relativa fama che il poeta, tissese di nascita benché figlio di un thiesino e di una cheremulese, raggiunse già prima della morte a soli trentatrè anni di età.
Sebbene escluso dal novero dei poeti tissesi dell’800 dallo studioso Andrea Mulas, autore dell’antologia del 1902 Poesie dialettali tissesi, Bèrtulu ’e Serra ha sicuramente lasciato una traccia nel patrimonio collettivo della comunità di riferimento. E se non sempre è facile stabilire quali modi di dire e aforismi il poeta abbia tratto dalla tradizione e quali invece lui stesso abbia consegnato al serbatoio del lessico comune, è di certo dal suo poema più celebre che deriva il modo di definire una donna “leggera” come “una Flora”, un’antonomasia che per decenni ha connotato l’espressione di un pregiudizio comune.
Una storia, quella dell’amore del poeta per questa giovane donna, che ha affascinato i sardi di buona parte dell’isola, ai quali i versi del cantore logudorese sono pervenuti per trasmissione scritta, in seguito alla prima edizione del 1893, o per tradizione orale. Ancora oggi le strofe del poemetto affascinano il lettore per la varietà metrica, per l’espressività di certe immagini e per l’intensità emotiva.
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