Giuseppe Porcu si è spento a Genk (Belgio) il 13 ottobre. La sua è stata una vita di durissimo lavoro e di impegno, segnata dal carcere e dai due anni di inferno trascorsi nel lager di Dachau, rischiarata però da grandi affetti: l’amore di una donna, Yovenne Luthrigshaurer, che ancora giovanissima ha saputo riportare alla vita quel ventiquattrenne ridotto a 29 chili di peso e riuscito a stento ad arrivare fino a quel 29 aprile del 1945. E poi l’affetto dei sette figli, cui ha sempre raccontato l’orrore che aveva vissuto.
Ho un grande rimpianto: quello di non essere salita su un aereo che mi portasse in Belgio per conoscerlo.
Mi consola sapere che per Giuseppe è stato importante vedere pubblicato il suo memoriale, e sono orgogliosa di averlo fatto conoscere a tanti. Ho molta gratitudine per l’amico Nello Rubattu, che mi ha affidato quelle pagine che sono diventate Gli anni sospesi.
Vorrei ricordare Giuseppe con le ultime parole del suo libro.
Lucia Angelica Salaris
“Chi mai ci ripagherà dei calci dei Kapò, delle loro urla, della fame e del freddo che abbiamo dovuto patire? Chi potrà mai sapere cosa sono stati per i nostri piedi quegli zoccoli di legno pieni del nostro stesso sangue misto al fango della Lagerstraße? Chi potrà mai sapere cosa sono stati per noi quei pidocchi che ci hanno tormentato per anni interi e del tifo che diffondevano? Chi potrà mai ricompensarci della vista di quei deportati come noi che ogni giorno, a centinaia, morivano per tutti i malanni causati dalle condizioni igieniche dei campi, dalla malnutrizione, dalle botte?
Per me essere uscito vivo da Dachau è stato un miracolo. Io, come gli altri che hanno avuto questa opportunità, posso dire di essermi salvato dall’inferno.
Per tante ragioni ho scritto queste poche righe. Le ho scritte non solo per i miei figli e per i miei nipoti, ma anche per le future generazioni, per tutti i figli e i nipoti che verranno dopo i miei. Spero che si battano con forza contro tutte le dittature. La libertà e la fratellanza sono valori universali da coltivare tutti insieme, devono diventare l’essenza della democrazia, di tutte le democrazie di questa terra”.
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