Cari lettori, avete già letto il libro
“Petulia Tempesta e le lunghe estati che non tornano più”?
Se non lo avete letto fatelo subito. Se non trovate il libro perché ancora
non è disponibile nelle librerie della vostra città potete
ordinarlo
da questo sito – naturalmente con l’autorizzazione e l’aiuto di genitori,
nonni o zii.
Ma se l’avete già letto e conoscete tutti i personaggi e le storie che
Petulia ha raccontato ai bambini riuniti intorno a lei in quella famosa
estate di tanti anni fa, beh… magari volete parlarne un po’ con noi.
Per esempio: avete notato che Petulia a volte parla in un modo un po’
strano, e usa delle parole non proprio semplici?
Noi l’abbiamo notato, e abbiamo fatto un elenco di quelle parole. Abbiamo
anche provato, per qualcuna, a dare una spiegazione. Ma attenzione: le
spiegazioni non sempre sono facili e belle e pronte. Volete provare? Eccovi
qualche esempio.
Vi abbiamo scritto il pezzo del libro in cui le abbiamo trovate.
“…Si mise allora a tavolino, chiuso nella sua camera illuminata solo da
una candela che si consumava lentamente (come del resto almeno una volta
hanno fatto tutti i veri poeti), e dopo due giorni di
alambiccamenti di fronte alla finestra aperta per prendere un po’ di
freddo e magari un po’ di tisi romanticamente letale, o almeno una
bronchite, con il cervello in fiamme dal troppo poetare, ecco finalmente la
sua prima poesia…” (pag. 16)
Dunque… tutto parte dall’alambicco, che era lo strumento usato dagli
alchimisti per distillare i liquidi, cioè per ricavare (in gocce, cioè in
“stille”) l’essenza di un composto o di una sostanza. Insomma, queste
“stille” sembrano piuttosto importanti e preziose, ma per separarle dal
resto ci vuole un po’ di… lavoro… Il nostro cervello non è forse come un
alambicco? Sì, è vero che è molliccio mentre l’alambicco è di vetro. Ma
soffermiamoci un attimo su quello che fa quando si mette al lavoro: se ne
sta lì a rimuginare, a rimescolare i pensieri, a togliere quelli che non
servono e alla fine… ecco il succo, l’idea bell’e fatta! Ricorderete che
anche il Re Francofranchi era dedito agli alambiccamenti (e con gli stessi
imbarazzanti risultati del Signor Poeta Quattrocapilli, a dire il vero… beh,
non sempre l’esperimento riesce!).
“… Così capitava spesso che nessuno sapesse dove “stavamo facendo danni”,
come diceva la Signora Boiarda, la postina, che non avendo mai avuto figli
era sempre pronta a dispensare
ammonimenti e consigli sulla giusta educazione da dare ai bambini” (pag. 23)
Ma nella dispensa non ci sono solo i piatti e le cose da mangiare? Che ci
fanno ammonimenti e consigli? Partiamo dal fatto che la dispensa è un luogo
in cui si conservano delle cose e che dispensare significa distribuire ciò
che si ha. Sono sicura che tutti voi avete incontrato almeno una volta nella
vita persone come la Signora Boiarda, sempre pronte a dire cosa bisogna e
cosa non bisogna fare, quello che è giusto e quello che è sbagliato, quasi
avessero loro tutte le verità e come se le conservassero … sì, in una specie
di dispensa dalla quale le tirano fuori in continuazione e le distribuiscono
anche a chi proprio non ci teneva a sentirle…!
“… Si sa che i Re mal sopportano la noia, ed i sudditi contenti li
infastidiscono un po’, per questo, dopo una lunga consultazione con il suo
ciambellano e ciambelliere, si decise che lui
sarebbe stato qualcosa e qualcuno che in quel paese ancora non esisteva…”
(pag. 40)
Sì, lo so che la prima cosa che viene in mente
sono le ciambelle, ma resistete alla tentazione di affrettare le
conclusioni… Il ciambellano non è colui che prepara le ciambelle per il Re.
Il ciambellano era quel dignitario di corte che aveva cura degli
appartamenti del sovrano. Viene dal francese chambre, che vuol dire “camera”
(discorso un po’ simile per il camerlengo, colui che vigila sui palazzi
pontifici dopo la morte del Papa e fino all’elezione del suo successore).
Quanto al ciambelliere, beh… qui qualche dubbio ce l’ho anch’io…
“… vede, questa macchina esiste già, in tutte le case, si chiama
frigorifero; certo Sua Maestà non poteva saperlo, giacché non è lecito che
un reale si mischi con queste tali domestiche
incombenze!” (pag. 43)
La parola viene usata spesso per indicare un
impegno, una faccenda, qualcosa da sbrigare, insomma, che se ne sta lì quasi
ad aspettarvi… Certo non si può negare che abbia un che di minaccioso… Di
una cosa che incombe su di noi non si può far finta di niente così
facilmente. Immaginate di camminare per la strada e di vedere una fioriera
carica di mughetti, gerani e gelsomini che da un balcone incombe sulla
vostra testa, o di voler andare a fare un tuffo al mare ma ci sono quattro
capitoli di storia che incombono su di voi (e a seguire il brutto voto).
Il Re Francofranchi presentò la sua
invenzione ai suoi più alti dignitari “i quali, sforzandosi di non ridergli
in faccia, si affrettarono a complimentarsi per l’acume
e l’ingegno mostrati”. (pag. 44)
Ebbene sì, non solo un coltello, ma anche la
nostra mente può essere affilata, acuta, tagliente (e anche la nostra
lingua). Immaginatevi un coltello che non taglia, o che ha una lama così
grossolana e fatta male che taglia a casaccio. E’ come un ingegno che non sa
separare con precisione le questioni, che non centra bene il bersaglio, che
va ad incidere là dove non serve… Sì, avete capito bene, è quello che fa il
nostro povero Re, e i complimenti dei suoi dignitari erano tutto fuorché
sinceri… Complimenti per il vostro acume!
Però, se desiderate ricevere spiegazioni direttamente da lei (ma si: da
Petulia in persona…. Si fa per dire), o volete dirle qualcosa, potete
scrivere a questo indirizzo di posta elettronica:
Eh, non è stato semplice convincerla ad aprire
un indirizzo e-mail a suo nome. Comunque alla fine ha accettato e ha
promesso, compatibilmente con i suoi impegni casalinghi, di rispondere a
tutti. Si è un po’ lamentata: Villa Ventosa è molto grande e faticosa da
pulire, un sacco di bambini vanno a trovarla e non l’aiuta mai nessuno, e
poi friggere tutte quelle frittelle… e preparare tutta quella cioccolata…
Insomma, noi le editrici, Lucia Angelica e Anna, abbiamo promesso di darle
una mano, anche perché non siamo del tutto convinte che sappia usare bene il
computer.
Comunque, scrivete e vedrete che Petulia vi risponderà (sempre che trovi gli
occhiali!).